La scappatoia di Francesco: il Signore infonde luce nel nostro cuore e nella vita... di Fabio Fiorina

Pubblicato il 27 novembre 2024 alle ore 18:33

Come molti colleghi farneticano è il frutto di una osservazione indiretta e una non conoscenza del cattolicese. Secondo alcuni, nelle parole di Francesco di domenica, le parole “Re” e “mondo” sono, nella logica degli uomini, due parole legate al potere e alla gloria ma in realtà in Gesù il loro senso si ribalta, diventando espressione di verità e di un amore che dona pace e giustizia. Questa affermazione o meglio questa lettura non significa nulla. La parola Re e mondo sono espressioni legate alle recentissime logiche geopolitiche e geoeconomiche e questo il Papa lo sa bene. “Re” riferito al motivo che spinge le nazioni alla guerra e alla logica di mercato che “deve governare” la geoeconomia mondiale… “Mondo” è il luogo di supremazia in cui questa logica va applicata, se non la smettete di farneticare sulle parole del Vaticano, dando letture buoniste e clericali, manderete lo spirito dell’uomo nel braciere dell’inutilità.

“Ascoltare il Signore infonde luce nel nostro cuore e nella nostra vita. E allora proviamo a chiederci, ognuno si chieda nel suo cuore: posso dire che Gesù è il mio “re”? O dentro il cuore ho altri “re”? In che senso? La sua Parola è la mia guida, la mia certezza? Io vedo in Lui il volto misericordioso di Dio che sempre perdona, che sempre perdona, ci sta aspettando per darci il perdono?".

 

Questo è ciò che il Papa dice dall’Angelus domenicale e cioè: L’uomo ha perso il suo spirito, la sua guida è soffocata dal benestare a certe logiche. Nel cuore dell’uomo vive la stessa regola geoeconomica che è tatuata sul mondo, ma questo uomo si chiama Chiesa. La farneticazione di un non interesse generalizzato è frutto dello stesso interesse che il Vaticano imprime alle SUE logiche di mercato. Francesco impone una domanda alla Chiesa e non ai fedeli “Ho dentro il cuore altri re?”. Si! Nel vostro cuore di nazione avete altri re, tutti quelli che donate per alimentare economicamente, che sia a tasso basso di interesse o con la compartecipazione alla fabbricazione di armi, le guerre e le depressioni economiche in aree geopoliticamente già asfaltate dalla Francia, Russia, Cina e Stati Uniti. La necessità di far apparire il linguaggio ecclesiastico, come veicolatore di benevolenza è proprio di quei tessuti sociali ben pagati e deviati dalle stesse logiche di mercato. Vorrei amarti Francesco ma alcune volte mi rimane difficile. La condizione interna della Chiesa è il frutto delle domande che il Papa pone… non le rivolge ai fedeli che non saprebbero neanche dare una risposta tra: miseria, povertà lavorativa, impegno familiare al di sopra di ogni aspettativa, confidanti che in esso ci sia il buon esempio, il fedele non può rimproverarsi nulla, le cose le sbaglia chi le fa non chi guarda dalla finestra. L’espressione del Papa è rivolta alla Chiesa globale, alla Chiesa di Roma ma soprattutto ai suo vescovi amministratori, capaci di vendere madre e padre per un pezzo di mercato da governare.



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