Gerusalemme: oltre 10 milioni di dollari alle comunità colpite dalla guerra… AGI

Pubblicato il 10 dicembre 2024 alle ore 17:40

Degli oltre dieci milioni di dollari in donazioni ricevuti nel 2023-2024 – si legge nel rapporto -, 4,3 milioni sono stati destinati a interventi nella Cisgiordania e a Gerusalemme, mentre 6 milioni sono stati utilizzati per il sostegno alla popolazione di Gaza. In tutto sono state aiutate oltre 140mila persone che hanno potuto ricevere aiuti alimentari, forniture mediche, assistenza sanitaria, aiuto finanziario, formazione lavorativa, assistenza domiciliare o accoglienza d’emergenza.

I donatori

Sono stati oltre 800 i donatori che da tutto il mondo e in particolare dall’Europa hanno mobilitato beni e risorse finanziarie in risposta alla richiesta d’aiuto lanciata dal Patriarcato latino di Gerusalemme all’indomani della guerra deflagrata il 7 ottobre 2023. I danni alle infrastrutture di Gaza ammontano a milioni di dollari. La scuola della Sacra Famiglia, il Centro San Tommaso D’Aquino e l’orfanotrofio delle Sorelle della Carità sono andati distrutti, così come le abitazioni private. Gli aiuti hanno permesso di fornire sostegno a Gaza a migliaia di cristiani e musulmani.

L’emergenza in Cisgiordania

I primi aiuti nelle zone di crisi della Cisgiordania sono stati di natura puramente umanitaria, ma a partire dal 2024 è stato possibile utilizzare i fondi a disposizione per dare vita a progetti di formazione professionale e lavorativa e di microcredito. Gli aiuti del Patriarcato non si sono limitati alle sole regioni di Gaza e della Cisgiordania, ma hanno raggiunto anche le comunità di profughi all’interno di Israele e in Giordania.

Il futuro dei cristiani

Tutti gli interventi umanitari e d’emergenza messi in campo dal Patriarcato hanno permesso di assistere la quasi totalità della comunità cristiana di Gaza e Cisgiordania. Ma – si nota nel rapporto – ancora molto resta da fare. Le conseguenze della guerra tuttora in corso si faranno sentire negli anni a venire e diventa essenziale programmare un piano di interventi che al termine della guerra possa garantire il permanere di una presenza cristiana in Terra santa. Basti pensare che i residenti cristiani della città di Gaza dalla guerra ad oggi sono scesi da un migliaio a soli 700 su un totale di 400mila abitanti superstiti.

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