Il Papa ai confessori vaticani: perdonate senza fare domande. "Ascoltare, non fare domande, non fate gli psichiatri, per favore: ascoltare, ascoltare sempre, con mitezza e perdonare tutto, tutto, tutto. Fatelo sempre: perdonare tutto". Sono queste le due esortazioni di Papa Francesco nel suo discorso alla comunità del Collegio dei penitenzieri vaticani pronunciato il 24 ottobre. Credo, Santità, che perdonare senza fare domande, porterebbe ad una non coscienza del peccato che si è incarnato, come dire: posso peccare per effetto del via libera del Papa. Il punto è che stiamo parlando delle confessioni verso i preti quindi, a maggior ragione, non ci dovrebbero essere sconti: due pesi due misure? Un prete, che sia prete semplice o altissimo prelato, ha l'obbligo morale, incarnando non solo Cristo ma anche o soprattutto gli insegnamenti di San Paolo, di non 'rappresentare' il peccato. Se la Chiesa, nel suo processo di 'svecchiamento' ha deciso di non dare peso alla penitenza, allora é necessario ammettere che essa, anche nella sua forma più pura, in passato è stata vittima di speculazioni economiche e morali.
La speculazione e la cura
Vorrei ricordare (senza somma umiltà) a tutto il collegio episcopale, che si rese necessario il concilio di Trento per ristabilire l'ordine penitenziale, visto che il principio di ascolto e perdono aveva lasciato posto ad un lassismo totale. La Riforma Gregoriana dell’XI secolo soppresse molte delle deviazioni che il penitente aveva assunto e li sostituì con le “Summae Confessorum“ o “Summae de Paenitentia“, che indicavano più come accogliere ed educare il penitente e quali virtù insegnargli per sconfiggere il peccato e non per quanti giorni dovesse digiunare. Inoltre, le Summae indicavano anche le conseguenze giuridiche di un peccato che, oltre ad offendere Dio, turbava il contesto sociale. Quindi, Santità, quello del penitenziere o concessore deve essere un lavoro psichiatrico eccome... e cioè: accompagnare il credente ad una educazione morale e psicologica fino a comprendere perché 'il confessato' sia peccato. Mi dirà, Padre Santo, che per fare questo lavoro ci vogliono preti istruiti, madrelingua e soprattutto sani di mente e integri moralmente, cosa che a quanto sembra, negli ultimi 1500 anni, avete fatto una gran fatica a trovare.
La convinzione del Papa
Il Pontefice riflette sulle tre parole che incarnano il sacramento della Riconciliazione, "umiltà, ascolto e misericordia". Ai presenti il Papa ricorda pure che porgendo l'orecchio al "fratello nel colloquio sacramentale, si ascolta Gesù stesso, povero ed umile". Ma Santità, perché ogni volta che c'è la necessità di rafforzare un concetto, automaticamente lo distorcete infilandoci il Cristo in mezzo? Gesù non si confessava perché, come avete detto per migliaia di anni, non aveva e non ha peccato... in quanto Dio o figlio chiaramente quindi, l'abbinamento: fedele che si confessa e Cristo è lontano anni luce. La persona che si confessa cerca la liberazione dal peccato attraverso un percorso di consapevolezza. In realtà Santo Padre, voi avete la necessità di aggiustare questo sacramento in quanto è nato guasto... infatti, in tardo Medio Evo, lo utilizzavate per incassare i soldi dei nobili consentendo ad un perdono plenario... meditate gente meditate.
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