Nell’occasione del concilio, le decine di correnti cristiane furono a confronto. Possiamo definire il termine totale dell’Impero Romano nel 17 gennaio 395 con Teodosio I quindi, definite le due date: 325 e 395, possiamo affermare che, per effetto di Costantino la religione cristiana diviene una delle religioni di Stato ma vale la pena definire il percorso. Il punto di svolta si ebbe con l'imperatore Costantino che, con l'Editto di Milano del 313, confermò l'Editto di Serdica con cui il cristianesimo diveniva religio licita ovvero un culto riconosciuto e ammesso dall'Impero. Da questo momento in poi i fedeli poterono uscire dalla semi clandestinità, iniziarono a essere costruiti luoghi di culto dedicati (prima i luoghi di riunione erano le domus ecclesiae, case private) e i battezzati crebbero costantemente di numero. Ciò però non mise fine alle divisioni interne, spesso dovute a divergenze dottrinali. Fu proprio negli anni di Costantino che il presbitero Ario diede vita a una corrente, detta arianesimo, che lacerò profondamente l'universo cristiano. Per tentare di ricomporre la frattura, lo stesso imperatore Costantino convocò nel 325 a Nicea il primo concilio ecumenico della storia che elaborò il credo utilizzato ancora oggi, seppur con qualche modifica nella liturgia. Nonostante la condanna dell'arianesimo da parte del concilio, questo non scomparve ma, anzi, continuò a diffondersi creando disordini per tutto il IV secolo e oltre.
Il rapporto con il cristianesimo cessa di essere una contraddizione data la natura apparentemente passiva e pacifica del credo ma, per effetto di tale accettazione da parte dell’Impero, inizia il processo in cui i così detti paraboliani si sentono autorizzati ad iniziare la persecuzione contro coloro che considerano infedeli, cioè: pagani e panteisti, anche come vendetta delle persecuzioni subite in Giudea e anche a Roma. Il concilio di Nicea è la prima forzatura storica del credo cristiano, infatti, l’affermazione che la religione di Cristo derivi direttamente dai Vangeli è falsa. Partiamo dall’accettazione di alcuni Vangeli rispetto ad altri, soltanto quelli in cui il Cristo appare nella sua possibile natura divina vengono accettati, i così detti apocrifi divengono oltraggiosi e inaccettabili in quanto, mostrano il lato umano e sociale di Cristo. Il concilio riflette la tendenza della Chiesa futura a mistificare la realtà.
Una volta uscita dai confini del giudaismo, la neonata religione cristiana si trovò a confrontarsi con la religione romana, dovendo inserirsi in un ordinamento politico che poneva determinate richieste religiose di tipo totalitario. I romani consideravano il proprio impero universale e definitivo, con la politica in stretta correlazione con la religione e l'imperatore che veniva considerato una personalità quasi divina. Per i cittadini romani, le vicissitudini dello Stato e la volontà degli dei erano inseparabili e da essi dipendeva la sorte dell'impero. Appare chiaro che la presenza delle comunità cristiane che si sottraevano ai tradizionali e obbligatori rituali era per molti vista come una minaccia alla Pax deorum, la situazione di concordia tra divinità e cittadini su cui si basavano le fortune dei romani. I cristiani, visti spesso come dei diversi e degli atei, si trovarono spesso costretti a esiliarsi dalla vita pubblica, rinunciando a partecipare a feste e spettacoli che, oltre a essere avvenimenti di svago, erano pure intrisi di significati religiosi pagani. Per via di motivazioni morali e religiose, rifiutavano anche il servizio nell'esercito romano. I pagani vedevano i cristiani come i colpevoli del fallimento dei matrimoni, della divisione delle famiglie e dell'abbandono delle tradizioni degli antenati. Detto ciò possiamo definire il concilio di Nicea essenziale sia per dar modo al cristianesimo di divenire religione di Stato, sia per definire la formula della dottrina unitaria che avrebbe portato all’insegnamento della fede in Cristo. Il concilio, in definitiva, mistifica buona parte della realtà e della natura dell’insegnamento a favore del potere esclusivo, da prima all’interno dell’Impero e successivamente nell’Impero ecclesiastico formatosi da li a poco. Teodosio I Fu l'ultimo imperatore dell'impero romano prima della separazione tra Pars Occidentalis e Pars Orientalis. Nel 380, con l'editto di Tessalonica, fece del Cristianesimo la religione unica e obbligatoria dell'Impero, per questo fu chiamato Teodosio il Grande dagli scrittori cristiani e le Chiese orientali lo venerano come santo. Di fatto la sua politica portò il disfacimento totale dell’Impero Romano e diede il via libera alle persecuzione contro ogni forma di contro cristianesimo. Per secoli dopo la sua morte, Teodosio venne visto come un campione dell'ortodossia cristiana, che aveva definitivamente annientato il paganesimo. In effetti, la sua politica anti-pagana, attraverso i decreti teodosiani, divenne estremamente dispotica e portò a un numero elevato di persecuzioni verso i pagani e a una compressione delle libertà dei pagani. Il concilio di Nicea quindi, corrisponde con la formulazione di una religione non religione bensì con la deformazione del potere spirituale, formatosi, all’insaputa dei fedeli cristiani, anche attraverso quei vangeli apocrifi tanto demonizzati dal concilio stesso. Il concilio di Nicea testimonia la stortura della dottrina cristiana e principalmente quella cattolica. Per conoscere il Cristo nella sua purezza è necessario incarnare ogni parte delle sacre scritture fino a sentire il processo di conoscenza prendere coscienza di se stesso.
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